Ho trascorso la mia infanzia in una fattoria dove non mancava nulla: campi, prati e animali. Le scorribande giovanili sono state ben presto sostituite dal lavoro in azienda con tutti i relativi impegni.
Mi ha sempre incuriosito il perché di cose e relazioni, così, con il tempo, ho associato al lavoro lo studio dell’antropologia e della sociologia.
Ho cambiato lavoro e per vent’anni ho coltivato rose, alberi ed arbusti, inizialmente in modo intensivo, poi lasciandoli crescere liberamente senza forzature in modo che potessero manifestare la loro vera natura e sono diventato giardiniere a tempo pieno.
Penso ai giardini come boschi e prati in miniatura, boschi dove ci si può perdere e ritrovare, prati come radure dove si esprime un mondo di possibilità.
Mi sono avvicinato alla permacultura per curiosità, all’inizio anche per nostalgia dell’idea di fattoria, poi sempre di più perché la considero un valido strumento per rivisitare le forme della tradizione attualizzandole, coinvolgendo altre persone responsabili, uniche ed irripetibili nella costruzione di un “qualcosa” di collettivo….magari con un pizzico di allegria.